DIRETTORE UOC di CHIRURGIA DELLA MANO e MICROCHIRURGIA RICOSTRUTTIVA ASST G. Pini - CTO
Milano
Specialista in Ortopedia e Traumatologia - Specialista in Chirurgia Plastica e
Ricostruttiva - Chirurgia della Mano e Microchirurgia - Dottore di Ricerca in Neuroscienze
MICROCHIRURGIA RICOSTRUTTIVA
La microchirurgia ricostruttiva è quel campo della chirurgia dove
vengono impiegati ingrandimenti ottici (microscopio) e strumentazioni di alta precisione per
eseguire complessi interventi su strutture molto piccole; ingrandimenti fino a 50
volte quelli dell'occhio e fili di sutura sono più sottili di un capello permettono di
suturare strutture più fini di 1 mm di diametro.
La capacità di ricostruire strutture anatomiche (vasi e nervi) di dimensioni così piccole ha
permesso di cambiare il tipo di ricostruzioni possibili in ambito traumatologico,
postoncologico e mal formativo dei vari distretti corporei.
Gli esordi di questa chirurgia sono i reimpianti di parti del corpo amputate che è iniziata
negli anni 60 e che è proseguita fino ai giorni nostri.
Le ricostruzioni si sono poi evolute con la possibilità di trasferite tessuti in maniera
sempre più sofisticata attraverso lembi che minimizzano i danni dei siti donatori (lembi
perforanti) o lembi compositi multitissutali (osso, muscolo, cute) che risolvono problemi
molto complessi.
Queste tecniche stanno fornendo una nuova prospettiva di vita per i pazienti gravemente
feriti, con infezioni ossee o con resezioni oncologiche, dei vari
distretti corporei (mano, arto superiore ed inferiore, testa e collo, mammella, tronco) i
cui problemi non possono essere risolti con tecniche ricostruttive tradizionali. Le
ricostruzioni microchirurgichecon tessuti autologhi (prelevati dallo stesso paziente) sono
durature, morfologicamente e funzionalmente migliori di quelle che impiegano materiali
protesici.
CASI CLINICI
Lesione da flessibile con amputazione traumatica del pollice e subamputazione indice e medio
della mano destra - lesione da flessibile – 30 anni
Il risultato funzionale del reimpianto è molto
buono considerando il tipo di lesione; in particolare il paziente riesce ad avere una buona
presa di forza della mano e una buona presa di precisione pollice-indice.
Il reimpianto di un segmento corporeo è possibile grazie alle moderne tecniche microchirurgiche
se i segmenti amputati sono trasportati in tempi e modi congrui nei centri specializzati.
Sguantamento anulare sinistro : lesione da anello - risultato funzionale ad un anno dal
reimpianto
La lesione da sguantamento del mantello cutaneo ed
in particolare la lesione da anello è molto frequente in soggetti che per lavoro (macellai) o
attività ricreative restano agganciati con l’anello. Le lesioni possono essere più o meno gravi
(complete come nella foto o incomplete con lesione dei soli vasi arteriosi o venosi).
Il recupero funzionale, nei casi più gravi, non è sempre ottimale e spesso residua un deficit
della sensibilità con associato un ridotto movimento del dito.
Reimpianto della falange distale di un dito indice in un bambino di 5 anni
Il risultato funzionale è eccellente e non si
nota, dal punto di vista estetico e funzionale il trauma subito.
Il reimpianto di segmenti scheletrici molto piccoli è estremamente difficile da un punto di
vista tecnico, ma se ha successo permette risultati molto buoni.
Reimpianto di mezza parte della falange ungueale dell’anulare ed il suo risultato estetico e
funzionale
Per eseguire questo tipo di reimpianti la
chirurgia prevede l’impiego di fili di sutura che sono molte volte più sottili di un capello e
misurano 14-18 micron. Di norma si suturano con l’ausilio del microscopio oerpatorio, che può
ingrandire fino a 40-50 volte ciò che può vedere l’occhio umano, una arteria e due vene. La
sintesi in segmenti così piccoli è fatta da un filo di metallo di 1 mm circa.
Ricostruzione polo prossimale dello scafoide con lembo libero vascolarizzato da condilo
femorale mediale osteocondrale
Pseudoartrosi del polo prossimale dello
scafoide carpale in ragazzo di 20 anni trattato con innesto libero microvascolare di
condilo femorale mediale osteocondrale (di osso e cartilagine). La pseudoartrosi (non
guarigione) della parte prossimale dello scafoide è una evenienza non infrequente e ha una
prognosi non mollto buona per la difficoltà del trattamento. La soluzione di questo caso, se con
esito positivo come accaduto in questo paziente, permette di ricostruire una parte dello
scafoide con una piccola parte del ginocchio riportando il paziente alla sua anatomia e funzione
normale. Il prelievo non da di norma problemi, se non per un periodo iniziale, e permette di
tornare a “fare tutto” nel lungo termine. La sintesi con vite in compressione facilita la
guarigione. Questo tipo di chirurgia è altamente specialistica e solo pochi centri possono
effettuarla.
In alto la linea nera della linea di pseudoartrosi nella prima RX. Lo schema ed il prelievo
della porzione di osso dal ginocchio. L’rx finale e la funzione nelle immagini in basso.
Ricostruzione della regione achillea calcaneare con lembo libero di gracile
Necrosi regione calcaneare/Achillea in
seguito ad incidente automobilistico. Copertura, previa bonifica della zona necrotica ed
infetta, con lembo muscolare di gracile libero + innesto cutaneo. Il preoperatorio nelle
prime due immagini. Il lembo di gracile nella terza immagine e il risultato funzionale nelle
immagini finali. La copertura è stabile, non vi è infezione ed il profilo soddisfacente anche da
un punto di vista estetico. In alcune sedi del corpo la microchirurgia, portando tessuti “da
lontano” si rende efficace per risolvere problemi complessi.
Ricostruzione del polpastrello del pollice con la polpa interna dell'alluce
In alcuni casi le perdite di sostanza della
polpa delle dita sono molto ampie e lembi locali fanno fatica a risolvere i
problemi di copertura; inoltre lembi locali portano di norma dei danni se grosse dimensioni alla
mano stessa. Il modo migliore e più raffinato per la ricostruzione è quello di utilizzare
una piccola porzione della parte interna dell’alluce che viene staccata e trapiantata in
sede del pollice e risulta UGUALE come tipo di tessuto a quello della mano e nel
contempo sensibile. Se non vi sono complicanze la ricostruzione è praticamente perfetta
come si vede nelle immagini in basso dove non si vedono neppure le piccolissime cicatrici che
sono servite per ricostruire la polpa mancante (nelle foto iniziali si apprezza bene il deficit
del polpastrello del pollice). Per quanto riguarda l’alluce, il sito di prelievo, la guarigione
avviene per seconda intenzione senza difetti ne funzionali ne estetici.
Osteonecrosi della testa femorale trattata con perone vascolarizzato
L’osso vascolarizzato può essere impiegato
nella rivascolarizzazione di varie parti del corpo che subiscono una necrosi asettica
(ospeonecrosi della testa femorale, osteonecrosi del semilunare – Malattia di Kienbock,
osteonecrosi dello scafoide – Malattia di Preiser).
Nell’osteonecrosi della testa femorale (OITF) il perone vascolarizzato può essere
inserito nella testa femorale e la testa può essere rivascolarizzata evitando il crollo
successivo e la necessità di impiantare una protesi d’anca. Il trattamento è indicato in fasi
“pre crollo” e può dare fino a 10 anni di beneficio facendo “guadagnare” tempo prima
dell’impianto della protesi totale d’anca. In alcuni casi può essere risolutivo. La mancanza del
perone non da problemi dal punto di vista funzionale. E’ utilizzato per sostituire mote altre
ossa in chirurgia ricostruttiva. Nelle radiografie si vede bene il mantenimento della sfericità
della testa femorale.
Osteomielite del radio trattata con bonifica e trapianto libero di perone vascolarizzato
Nelle infezioni delle ossa i batteri si
“fermano” nell’osso creando dei “sequestri” (zone nelle quali l’antibiotico non può
arrivare perché non sono irrorate dal sangue – osteomielite cronica). In questi casi
l’unica opzione possibile è la rimozione del tessuto necrotico ed infetto (asportazione
dell’osso malato). Anche in questo caso l’osso malato può essere sostituito da un innesto di
osso vascolarizzato ed in particolare dal perone che può essere impiegato per l’omero,
il radio, l’ulna, i metacarpali e a volte anche in ricostruzioni dell’arto inferiore). Nel caso
qui mostrato la resezione di osso infetto è di 12 centimetri e il perone sostituisce molto bene
l’osso resecato. Il perone viene nuovamente suturato ad un vaso dell’avambraccio e
ritorna “vitale” permettendo di combattere attivamente l’infezione (in questo caso gli
antibiotici arrivano nel luogo di malattia poiché il perone è vascolarizzato) e permettendo
una rapida guarigione. Nelle radiografie si vede bene l’osso guarito mantenuto da due
placche sul radio del paziente. Nelle foto cliniche il risultato funzionale che è molto buono
rispetto alla partenza e mostra la risoluzione dell’infezione.
Ampia perdita di sostanza cutanea e tendinea avambraccio in postumi di frattura esposta e
contaminata
In seguito ad incidenti sul lavoro o stradali si
possono avere perdite di sostanza complesse, cioè di più tessuti. In questo caso la
perdita di tessuto cutaneo e tendineo è ampia. Dopo la pulizia delle zone necrotiche si può dare
una copertura con un tessuto prelevato da una’altra parte del coro (trapianto libero
micro vascolare). In questo caso è stato utilizzato un lembo libero prelevato dalla coscia di
20 cm x 12 formato da cute e tessuto adiposo sottocutaneo (lembo anterolaterale di
coscia ALT). La sintesi ossea può essere coperta, i tendini ricostruiti e la porzione di tessuto
riva scolarizzata con l’ausilio del microscopio sull’avambraccio per coprire la perdita di
sostanza residua. Il risultato è molto soddisfacente senza segni di infezione o problemi
secondari.
Ricostruzione del dorso del piede con lembo libero parascapolare
Ricostruzione del dorso del piede con lembi libero
microchirurgico parascapolare. Una porzione di cute prelevata dalla schiena , con i suoi vasi,
viene riposizionata e rivascolarizzata sul dorso del piede per ricostruire la cute mancante. Nel
caso specifico era in seguito a contrattura da ustione e è stata ripristinata anche la corretta
posizione delle dita.
Ricostruzione delle dita della mano con le dita del piede
Ricostruzione delle dita della mano con due
dita del piede – trapianto micro vascolare libero. Il paziente ha perso le dita della
mano in un incidente automobilistico ed è molto giovane. La ricostruzione può essere effettuata
immediatamente o in differita con uno o due dita del piede. Due dita lunghe che si
oppongono al pollice permettono una pinza tridigitale e quindi una miglior prensione ed
utilizzo della mano. In alto la lesione e il sito donatore; in basso la “neomano” con le
possibili prese del paziente. Il piede è certamente sacrificato ma se non vi sono complicanze
permette una vita normale e permette anche di fare sport. In questo caso l’intervento è stato
eseguito il giorno dopo il trauma in urgenza. E’ ovviamente rischioso poiché la microchirurgia
non ha una percentuale di successo del 100% , ma ci possono essere delle complicanza
postoperatorie. Solo centri specializzati possono gestire questi pazienti e le complicanze
sopravvenute.
Ricostruzione della gamba con lembo libero di muscolo gracile in seguito a grave frattura
esposta
In seguito a frattura esposta grave la ferita va
pulita accuratamente, l’osso riportato in sede (ridotto) e la copertura fatta nei giorni
seguenti il trauma evitando complicanze infettive.
Le linee guida internazionali di trattamento di tali fratture riportano la necessità di un
trattamento combinato dell’ortopedico e del plastico in tempi precoci per evitare
complicanze maggiori (BAPRAS GUIDELINES for open fractures – Orthoplastic Approach). Questo
approccio prende il nome di “orto plastico” poiché unisce le competenze delle due
branche della chirurgia ricostruttiva. I vantaggio di possedere entrambe le tecniche e le
specialità facilita molto il trattamento completo e precoce di tali problematiche.
Ricostruzione della pianta del piede con lembo libero di gran dorsale + innesto dermo epidermico
Lo sguantamento della pianta del piede
è purtroppo un evento non raro e solo la microchirurgia può permettere
ricostruzioni di così ampie perdite di sostanza in zone così complesse dal
punto di vista anatomico. Il muscolo gran dorsale può essere prelevato dalla
schiena senza causare importanti deficit funzionali all’arto superiore e
permette di coprire ampie perdite di sostanza non solo del piede ma anche della
gamba. Gli innesti cutanei posizionati sopra il muscolo lo rendono più resistente
permettendo il carico.
Ricostruzione combinata ortopedica e plastica in seguito a exeresi di sarcoma dal ginocchio
Ricostruzione in seguito a demolizione
oncologica del ginocchio. In caso di sarcomi degli arti a volte le resezioni
sono molto ampie e vi è la necessità di combinare tecniche ricostruttive
molto moderne ma classiche con l’impiego di protesi (in questo caso su
misura per sostituire tutto il ginocchio) a tecniche microchirurgiche
che permettono di dare una copertura alla ricostruzione; in questo caso un grosso
lembo mio cutaneo libero di gran dorsale ha potuto coprire l’ampia perdita di
sostanza. La microchirurgia ha decisamente cambiato la prognosi nella
patologia tumorale degli arti permettendo non solo il salvataggio degli arti ma
anche la ripresa della funzionalità degli arti.
Ricostruzione con lembo surale di tenorrafia del tendine d’achille complicata da processo infettivo e deiscenza della ferita
La deiscenza della ferita in una
ricostruzione / tenorrafia del tendine d’Achille non è un evento raro in
ortopedia a traumatologia (complicanza della tenorrafia del tendine d’Achille).
La cute della parte sottostante il tendine si può aprire ed eventualmente la
parte può infettarsi portando a difficili quadri che prevedono la bonifica (la
pulizia chirurgica del tessuto non vitale e non vascolarizzato), l’allungamento
del tendine d’Achille residuo oltre alla copertura cutanea. Tra le
tantissime tecniche proposte (lembi locali propeller, lembi liberi) vi è il
lembo surale che è basato su un flusso retrogrado attraverso le piccole
arterie che accompagnano il nervo surale lungo la gamba. In questo caso
l’allungamento è stato d 3 cm e la copertura effettuata con una porzione di 10
cm x 5 di tessuto fascio cutaneo. Il risultato è molto buono con un discreto
contour finale. La zona di prelievo è stata chiusa per prima intenzione ed è
per questo motivo che è stata fatta questa scelta in questo particolare
paziente.